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07.01 DESIGNER
ELISABETTA FRANCHI INTERVISTATA DA D.IT
GALLERIA
La Fashion Designer si racconta nell'intervista condotta da Simone Marchetti per la sezione moda di D.it

D.it – Dicembre 2014

Elisabetta Franchi racconta e dimostra il lato forte della sua moda femminile nell’intervista condotta da Simone Marchetti per la sezione dedicata alla moda de D.it.

Emiliana, forte, indipendente. D.it inizia il 2015 col ritratto di Elisabetta Franchi, stilista e imprenditrice dell’omonimo marchio di moda italiano. Ecco la sua storia e i suoi consigli di stile. Alle donne dice: “non scopritevi per attirare l’attenzione degli uomini. Imparate invece l’arte di vestirvi. Se scendete a patti con la volgarità, alla fine siete destinate a perdere”.

Le donne emiliane hanno la loro terra nel dna. È una terra sporca, dura, bellissima. Davanti a un problema non piangono: ingoiano le lacrime e vanno avanti. Fino a quando vengono a capo della questione, trasformando la sconfitta in una sorta di vittoria. O almeno così le descrive (e si descrive) Elisabetta Franchi, stilista e imprenditrice, fondatrice dell’omonimo marchio italiano. Il 2014 è stato per lei un anno importantissimo, una svolta: al massimo del successo, ha aperto il suo business a un fondo d’investimento e ha sfilato per la prima volta a Milano Moda Donna. Il 2015, si apre con nuove sfide e nuovi progetti. Con lei, D.it vuole iniziare i 12 mesi a venire all’insegna delle donne forti, persone (più che generi) che hanno molto da insegnare. A se stesse e anche agli uomini.

Da dove è iniziata la tua storia imprenditoriale?
Dalla tenacia. Dall’ostinazione. Sono una stilista ma non ho fatto studi di settore. Ho iniziato come commessa in un negozio di Bologna. Vestivo le clienti e guardavo gli abiti che vendevo: mi dicevo, un giorno questi li disegnerò io. Erano gli anni Ottanta, sembrava tutto facile e lo era. Tutti potevano inventare qualcosa. Io decisi di fare un passo in più: scalai tutte le posizioni, mi feci forza e iniziai a trattare con fornitori, produttori, terzisti. Era un mondo di uomini e io decisi di giocare più duro di loro. Mi dicevano: sei testarda. Io rispondevo: sono coerente. E alla fine mi dicevano quasi sempre di sì.

Oltre agli uomini, quali sono stati gli ostacoli più difficili da affrontare?
La mia infanzia è stata una salita ripida, quasi impossibile. Ma mi ha fatto diventare quella che sono oggi. Dura, forte, senza paura. Una delle cose più dure è stata rinunciare alla mia vita privata. Quando ho partorito, due giorni dopo ero di nuovo in pista, a lavorare. Non penso ovviamente debba diventare una regola, però questa è stata la mia regola, la mia storia.
C’è poi stato un altro momento terribile: la morte di mio marito, in un momento di duro lavoro e mentre facevamo un trasloco. Mi sono detta: non devi piangere, ingoia le lacrime, guarda avanti. Mia figlia era piccola, i dipendenti numerosi. Ho letteralmente voltato pagina, mi sono buttata nel vortice del lavoro. Poi, alla fine, ti scopri debole, fragile comunque: ancora oggi, quando guardo una sua foto, mi commuovo senza motivo. Poi, come sempre, asciugo le lacrime e vado avanti.

Quali sono state le persone più importanti per la tua carriera?
A 19 anni mi sono innamorata dell’amministratore dell’azienda per cui lavoravo. Era burbero e intrattabile. Però mi disse: vai, prova, mettiti in gioco. Hai idee valide. Grazie a lui ho aperto la mia prima società. Fu un salto nel buio. Necessario più che spaventoso.

Le passerelle di Milano Moda Donna e l’apertura a un fondo di investimento. Come mai questi cambiamenti così radicali per il suo marchio?
Nella moda il segreto è non fermarsi mai, non accontentarsi mai. Il fondo è stata una scelta necessaria per crescere: posso passare un’intera giornata a parlare di finanza, ma alla fine ciò che voglio, ciò che so fare, ciò che mi accende il cuore è chiudermi nella mia stanza e pensare la nuova collezione. Le passerelle di Milano Moda Donna sono invece oggi necessarie per consolidare il proprio business all’estero: è un passo che ti migliora e ti pone su un palcoscenico più internazionale.

Hai saputo coniugare uno stile italiano e un prezzo interessante. Come si fa?
Con sacrifici. Senza fermarsi mai. Guardando sempre mille fornitori, mille terzisti, mille soluzioni. E non scendendo mai e poi mai a compromessi con la volgarità. Credo nelle stile femminile, nella femminilità nel senso più ampio e femminista del termine. Adoro le collezioni di Dolce&Gabbana, hanno saputo rendere reale un tipo di donna affascinante, italiana e sofisticata. Provo a fare la stessa cosa, da sempre. Alle donne dico: non scopritevi per attirare l’attenzione degli uomini. Piuttosto imparate l’arte di vestirvi, di coprirvi, di avere classe. Se scendete a patti con la volgarità, alla fine siete destinate a perdere. Su tutti i fronti.

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