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05.06 DESIGNER
VANITY LIVING: Dieci cani per me
GALLERIA
Elisabetta Franchi racconta a Vanity Fair il nuovo progetto di dog hospitality in azienda, nato dalla sua grande passione per gli animali

DIECI CANI PER ME… Non è detto che possano bastare: la stilista Elisabetta Franchi in casa ne ha cinque, ma al lavoro ne ospita una dozzina.
E dice: «Chi si innamora di me deve innamorarsi anche di loro». 

Titola così l’articolo del numero di Vanity Fair, oggi in edicola. Di seguito l’articolo integrale firmato da Enrica Brocardo.

«Nella mia vita i cani ci sono sempre stati. Quando ero piccola, siamo arrivati ad
 averne dieci. Dopo la nascita di mia figlia, per i primi sei mesi non potevo fare a meno
 di provare piu trasporto per i miei cani che per lei: loro stavano con me da anni, Ginevra 
era appena arrivata. Ho pensato di aver bisogno di uno psicologo. Per fortuna mi
 hanno spiegato che era normale».
Ora la stilista di figli ne ha due, il secondo – Leone – è nato poco più di due mesi fa.
I cani, 
invece, sono cinque. II piu anziano, Camillo, è morto a dicembre. «Ha vissuto con
 me due anni, ne aveva passati quindici dentro un canile».

Gli altri chi sono?


«Yogurt, un pinscher:  L’ho chiamato così perchè lo avevano nutrito solo a yogurt ed è diventato diabetico. Sara, che è con me da 12 anni: la vidi a un mercatino, dentro una
 cesta con sopra la scritta “adottatemi”. Poi c’è Junior, figlio di un mio cane “storico”,
 mentre l’ultimo arrivato si chiama Leone, come il mio bambino. Tutti brutti e sfortunati. 
Quando mi hanno regalato un labrador, non me la sono sentita di tenerlo: troppo bello. 
L’ho dato a un ragazzo che lavora
 con me: si chiama Toto, è un po’come se
 fosse mio».

Da dove arriva la passione?


«Da mia mamma. E’ sempre stato
 così. Ogni tanto mi chiamano:
 “Abbiamo un cane che ha vissuto
 in gabbia per anni”. “Portamelo”.
 “Cieco”. “Portamelo”. 
”Senza una zampa”. “Portamelo”».

Bambini e cani: funziona?


«Certo. Ma devi insegnargli che gli
 animali vanno rispettati. La coda non 
si tira neanche per scherzo. Sono esseri 
umani senza la voce».

Nella sua azienda sono benvenuti.

«Compresi quelli dei miei dipendenti, 
arriviamo a dodici, tredici».

Litigano?

«No. Basta volerlo, gli animali in azienda
ci possono stare benissimo».

Follie «animaliste»?

«Tante. Una notte sono andata a liberare 
il cane che il mio vicino teneva alla catena.
 L’ho nascosto e l’ho fatto adottare».

Altri animali?

«Un coniglio nano, Spank. Lo regalarono
 a mia figlia. Vive assieme ai cani.
La gente
 pensa che i conigli siano indifesi, 
invece sono cattivissimi».

Vestiti?


«La verità è che quando gli metti qualco-sa addosso, i cani si vergognano.
Però l’
anno scorso, per beneficenza, ho partecipato
al concorso Fashion Day for Fashion
Dogs. Ho disegnato alcuni cappottini con
 gli elementi piu rappresentativi del marchio 
e ho vinto il primo premio nella categoria XL 
(il ricavato della vendita dei modelli è andato a progetti come il Pet Therapy
 Kennel dedicato ai cani disabili,ndr)».

Pellicce?

«Mi sento male solo a vederle. Nelle mie
 collezioni uso solo pellicce ecologiche. Se 
pensa che il 30 per cento del mio fatturato 
è in Russia, lei capisce a quanto ho 
rinunciato dal punto di vista economico».

Nessuno le hai mai detto: «0 me, o loro»?

«Chi si innamora di me si deve innamorare anche dei miei cani.
II mio compagno 
all’inizio non era entusiasta del fatto che 
dormissero con noi.
Ora è lui che la sera li
 va a chiamare, quasi quasi li costringe a 
venire in camera
da letto».

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