DIECI CANI PER ME… Non è detto che possano bastare: la stilista Elisabetta Franchi in casa ne ha cinque, ma al lavoro ne ospita una dozzina.
E dice: «Chi si innamora di me deve innamorarsi anche di loro».
Titola così l’articolo del numero di Vanity Fair, oggi in edicola. Di seguito l’articolo integrale firmato da Enrica Brocardo.
«Nella mia vita i cani ci sono sempre stati. Quando ero piccola, siamo arrivati ad
averne dieci. Dopo la nascita di mia figlia, per i primi sei mesi non potevo fare a meno
di provare piu trasporto per i miei cani che per lei: loro stavano con me da anni, Ginevra
era appena arrivata. Ho pensato di aver bisogno di uno psicologo. Per fortuna mi
hanno spiegato che era normale».
Ora la stilista di figli ne ha due, il secondo – Leone – è nato poco più di due mesi fa.
I cani,
invece, sono cinque. II piu anziano, Camillo, è morto a dicembre. «Ha vissuto con
me due anni, ne aveva passati quindici dentro un canile».
Gli altri chi sono?
«Yogurt, un pinscher: L’ho chiamato così perchè lo avevano nutrito solo a yogurt ed è diventato diabetico. Sara, che è con me da 12 anni: la vidi a un mercatino, dentro una cesta con sopra la scritta “adottatemi”. Poi c’è Junior, figlio di un mio cane “storico”, mentre l’ultimo arrivato si chiama Leone, come il mio bambino. Tutti brutti e sfortunati. Quando mi hanno regalato un labrador, non me la sono sentita di tenerlo: troppo bello. L’ho dato a un ragazzo che lavora con me: si chiama Toto, è un po’come se fosse mio».
Da dove arriva la passione?
«Da mia mamma. E’ sempre stato così. Ogni tanto mi chiamano: “Abbiamo un cane che ha vissuto in gabbia per anni”. “Portamelo”. “Cieco”. “Portamelo”. ”Senza una zampa”. “Portamelo”».
Bambini e cani: funziona?
«Certo. Ma devi insegnargli che gli animali vanno rispettati. La coda non si tira neanche per scherzo. Sono esseri umani senza la voce».
Nella sua azienda sono benvenuti.
«Compresi quelli dei miei dipendenti, arriviamo a dodici, tredici».
Litigano?
«No. Basta volerlo, gli animali in azienda ci possono stare benissimo».
Follie «animaliste»?
«Tante. Una notte sono andata a liberare il cane che il mio vicino teneva alla catena. L’ho nascosto e l’ho fatto adottare».
Altri animali?
«Un coniglio nano, Spank. Lo regalarono
a mia figlia. Vive assieme ai cani.
La gente
pensa che i conigli siano indifesi,
invece sono cattivissimi».
Vestiti?
«La verità è che quando gli metti qualco-sa addosso, i cani si vergognano.
Però l’
anno scorso, per beneficenza, ho partecipato
al concorso Fashion Day for Fashion
Dogs. Ho disegnato alcuni cappottini con
gli elementi piu rappresentativi del marchio
e ho vinto il primo premio nella categoria XL
(il ricavato della vendita dei modelli è andato a progetti come il Pet Therapy
Kennel dedicato ai cani disabili,ndr)».
Pellicce?
«Mi sento male solo a vederle. Nelle mie collezioni uso solo pellicce ecologiche. Se pensa che il 30 per cento del mio fatturato è in Russia, lei capisce a quanto ho rinunciato dal punto di vista economico».
Nessuno le hai mai detto: «0 me, o loro»?
«Chi si innamora di me si deve innamorare anche dei miei cani.
II mio compagno
all’inizio non era entusiasta del fatto che
dormissero con noi.
Ora è lui che la sera li
va a chiamare, quasi quasi li costringe a
venire in camera
da letto».